PRIMA GUERRA MONDIALE
Le Trincee
I grigi parapetti delle trincee si innalzano tre o quattro piedi da terra. Tranne che per uno o due soldati - cecchini semi-nascosti - il paesaggio è deserto. Nessun segno di vita: una terra morta. Eppure sotto questa terra vivono nascosti migliaia di soldati, come conigli.
L. Housman, Lettere dal fronte di caduti inglesi , Londra, 1930.
Tra il 1914 e il 1918 il mondo fu sconvolto dalla prima Guerra Mondiale.
Le truppe mobilitate furono all'incirca 70 milioni, e tra queste ci furono circa 9 milioni di vittime, a cui se ne aggiungono altri 7 milioni tra i civili.
Fu una guerra di posizione, si combatteva nelle trincee per conquistare degli appezzamenti di territorio; la vita all'interno di queste ultime era molto difficile; i soldati nei mesi invernali si trovavano a combattere con scarpe di cartone, inoltre le condizioni igieniche erano pari a zero.
Questa situazione è espressa molto bene da Ungaretti , che nelle sue poesie descrive la realtà difficile alla quale i soldati erano sottoposti, con poche illuminanti parole.
Soldati
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
Nonostante tutto, l'organizzazione era davvero efficiente, infatti i soldati si occupavano sempre della cura delle armi per assicurarne un corretto funzionamento, vi erano dei pattugliamenti notturni e diurni, fatti da uomini scelti, generalmente erano pochi animosi, calmi e di fede sicura.
Molto importanti erano i metodi per sollevare il morale delle truppe, si stimolava il sentimento patriottico dei soldati, si esaltavano i valorosi e si disprezzavano i codardi, si comunicavano le sanzioni disciplinari e penali e loro effetti, si illustravano tutte le ricompense a cui poteva aspirare il soldato, si sviluppava e si manteneva alto lo spirito aggressivo.
Nonostante ciò i soldati continuavano a conservare la loro umanità, il loro desiderio di vivere in pace, lo si nota infatti in molte testimonianze delle persone costrette a stare al fronte, dentro le trincee.
Una vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle trincee, che pure noi avevamo attaccato tante volte inutilmente, così viva ne era stata la sua resistenza, avevano poi finito con l'apparirci inanimate, come cose lugubri, inabitate da viventi, rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si mostravano a noi, nella loro vera vita... Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!... Ecco il nemico ed ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in uniforme come noi.
E. Lussu, Un anno sull'Altipiano, Torino, 1966.
Per approfondire:
Treccani: Prima Guerra Mondiale;
Diario di uno straniero a Parigi, Curzio Malaparte.