La cittadella di Alessandria
Il progetto originario e le vicissitudini alessandrine durante il Settecento
Dopo che gli Sforza perdettero la guida al ducato di Milano, Alessandria, dal XVI secolo al Settecento fece parte dei possedimenti italiani spagnoli.
In piena guerra di Successione spagnola, nel 1707, l'imperatore austriaco cedette al duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, le province di Alessandria e di Valenza come premio per essersi schierato dalla parte dell'impero contro la Francia di Luigi XIV.
Da allora la città divenne il fulcro difensivo del fronte sud orientale dello stato sabaudo. Questo ruolo però impose l'edificazione di un complesso fortificato che garantisse la difesa dei territori dalla repubblica di Genova. A questo punto Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e Piemonte dal 1720, ordinò la realizzazione di una cittadella fortificata. Il progetto fu affidato all'ingegnere militare Giuseppe Ignazio Bertola Roveda, sotto la direzione del maggiore del genio Francesco Luigi de Willencourt.
La costruzione del sito cominciò nel 1728 nel quartiere Borgoglio, situato sulla riva sinistra del Tanaro. Tale scelta nacque dalla necessità di rinforzare un'area a scopo difensivo per la città e quindi la vicinanza al fiume costituì una notevole barriera naturale protettiva ma anche problemi sull'edificazione della struttura fortificata. La costruzione della cittadella comportò l'emigrazione forzata dei suoi abitanti in zone limitrofe alla città.
Per Bertola, il progetto originario prevedeva una cittadella a pianta esagonale con sei bastioni di muratura a fianchi concavi sporgenti da ogni saliente del perimetro fortificato, uniti tra loro da sei cortine di muratura. Ogni bastione, come tradizione dell'epoca nelle fortificazioni sabaude, prese il nome di santi protettori: Beato Amedeo, San Carlo, San Tommaso, Sant'Antonio, San Michele e Santa Cristina. Sia i bastioni principali che le opere esterne erano circondati da profondi fossi.
Il complesso esagonale risultò schiacciato lungo l'asse per meglio contrastare un attacco nemico giunto da ponente o da levante. Di fronte alla cortine vennero collocate sei mezzelune provviste di quattro controguardie che allargavano il perimetro del fronte bastionato.
Infine, i due ingressi furono disposti uno verso la città di Alessandria (Porta Reale) ed uno verso la città di Asti (Porta del Soccorso), costruite in fronti meno esposti a un eventuale attacco nemico.
L'impianto della struttura difensiva occupava circa venti ettari.
I lavori per completare la costruzione della cittadella durarono circa quattordici anni, per poi concludersi nel 1745, in piena guerra di Successione austriaca combattuta dall' Austria ed i Savoia contro gli alleati Francia e Spagna.
Nel settembre 1745, terminata la costruzione dell'opera fortificata, Alessandria fu investita dalla furia della guerra e conquistata dalle truppe franco-spagnole. L'assedio, però, finì nel marzo dell'anno successivo con l'intervento di reparti austriaci, che costrinsero i franco-spagnoli alla ritirata.
In età napoleonica
Nella seconda metà del 1700 l'ingegnere Pinto di Barri, in sostituzione del Bertola, progettò il complesso dei quartieri militari, quali il Palazzo del Governatore (la cui costruzione risale al 1760), le rimesse e i quartieri finalizzati all'alloggiamento delle truppe, magazzini, un ospedale con infermeria ed un padiglione riservato agli ufficiali.
A causa della sconfitta dell'esercito piemontese nella Prima Campagna d'Italia, nel 1796, la cittadella passò al controllo dei francesi comandati da Napoleone Bonaparte. L'imposta dell'imperatore francese della Pace di Parigi impose la demolizione di tutte le strutture adibite alla difesa militare del Piemonte sabaudo. Di tutti di questi si salvarono la cittadella di Torino, il forte di Fenestrelle e la cittadella di Alessandria, per la quale Napoleone rafforzò la cinta difensiva facendone la più grande opera a scopo difensivo francese nella pianura padana.
Nell'anno dell'annessione del Piemonte alla Francia, nel 1802, la cittadella di Alessandria subì una ristrutturazione sotto la direzione del generale Chasseloup-Laubat. Tra i cambiamenti riportati al progetto originario, la ristrutturazione dei bastioni San Michele, Sant'Antonio, San Tommaso e Beato Amedeo con facce e fianchi rettilinei.
Dai moti all'Unità nazionale
All'inizio del XIX secolo, con il crollo dell'Impero francese di Napoleone e la reintegrazione di Alessandria nel regno di Sardegna e Piemonte, le regole imposte dal Congresso di Vienna prevedevano la distruzione di opere realizzate durante l'occupazione napoleonica.
Durante i moti rivoluzionari del 1821 i soldati piemontesi si ribellarono impossessandosi della cittadella. Obiettivo di tali militari era quello di imporre al re Vittorio Emanuele I l'adozione della Costituzione Spagnola, in uso in altri stati della penisola. Tali fermenti rivoluzionari vennero fermati in pochi giorni e parte dei ribelli venne obbligata a riparare all'estero per evitare le pesanti pene commissionate dal re Carlo Felice, subentrato al posto del fratello successivamente al sovrano Carlo Alberto.
In previsione della Seconda Guerra d'Indipendenza, fra il 1856 ed il 1859, venne rafforzata la cinta urbana con il completamento delle mezzelune esterne. In questo modo, la cittadella di Alessandria divenne ancora una volta il fulcro del sistema difensivo ed il centro logistico dell'armata francese di Napoleone III, questa volta alleata al Piemonte contro l'Austria.
Dopo la proclamazione dell'Unità d'Italia la cittadella alessandrina perse il suo valore difensivo divenendo un presidio di diversi reggimenti nel corso degli anni.
La cittadella oggi
Il complesso della cittadella di Alessandria è appartenuto all'Esercito italiano fino al 2007 per poi entrare nelle mani del Demanio, il quale ha compiuto progetti di ristrutturazione del sito alzandone il proprio valore come una delle più importanti fortezze di pianura del 1700.
Prima di giungere all'ingresso nel settore sud-orientale, si possono scorgere gli imponenti bastioni. Attraversando la Porta Reale, situata tra i bastioni Santa Cristina e Sant'Antonio, si può ammirare la piazza d'armi alberata dove ai quattro lati si affacciano gli edifici che ospitano i quartieri di cavalleria, artiglieria e fanteria oltre ai magazzini e all'ospedale. Le uniche opere originarie del progetto del Bertola sono i bastioni di Santa Cristina e San Carlo, sopravissuti alle conquiste della città ed alle ristrutturazioni degli ingegneri napoleonici.
La guida
Nel 2021, grazie ai Bersaglieri della Sezione “E. Franchini” di Alessandria dell’Associazione Nazionale Bersaglieri i cittadini potranno scoprire la Cittadella alessandrina grazie a un libretto-guida di 64 pagine a disposizione di tutti all’ingresso della Caserma Beleno.
Nella pubblicazione sono state inserite le fotografie che ritraggono edifici e strutture della Fortezza insieme a brevi cenni storici, date e curiosità oltre a due planimetrie che permettono ai cittadini di orientarsi all’interno della fortezza.
La guida contiene anche la spiegazione delle fasi storiche della struttura, dalla costruzione della Fortezza alla fine della II Guerra Mondiale, la Storia del Risorgimento Italiano con la Cittadella luogo dove per la prima volta venne issato il Tricolore Italiano.
Al Palazzo del Governatore (Caserma Beleno), sede del museo, è dedicata l’ultima sezione della guida. Infine non mancano dettagli su personaggi e oggetti esposti nelle 17 sale che compongono la “Esposizione permanente delle Uniformi, Armi e Cimeli del Regio Esercito in Italia 1848-1946”.
La guida, patrocinata dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, dalla Regione Piemonte e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, è stata realizzata in italiano e in quattro lingue straniere: francese, inglese, spagnolo e tedesco.